The sound of Black Roses!

Alberto Bergonzoni . Francesco Paonessa . Max Gazzoni . Oscar Bandiera

domenica 6 dicembre 2009

Come contattarci

Band - info@blackroseband.com

Management - marco.italica@gmail.com

Francesco - francescodrum@hotmail.it

Max - maxg@maxgazzoni.com

DISCOGRAPHY

Coming soon:
It's Been A Long Way
(release: ?)




2009 - Unleashed Dogs
(release: april 2009 LM Records - NLM 167)
Arranged, produced, mixed and mastered by Alessandro Del Vecchio
Executive producer: NIDYA
























2007 - Live Before The Moonstone
(recorded live on May 16, 2007)
Arranged, produced and mixed by Black Roses and Alberto Bergonzoni


2006 - The Return Of The Black Rose (release: december 2006)
Arranged, produced and mixed by Black Roses
Mastered by Roberto Priori
Executive producer: Max Gazzoni
























1990 - Black Roses
(demo-tape, release: june 1990)
Arranged, produced and mixed by Black Roses and Alberto Bergonzoni

DATE CONCERTI

Next shows:

2010


Coming soon! Rock On!


Past shows:

30/04/2010
Il 30 aprile tornano i Black Roses (Max, Alby, Oscar e Francesco) dal vivo.
Per l'occasione si festeggia anche il compleanno del sottoscritto .... Max!
Rock ON!
Max


08/01/2010
Harley Davidson House - Bologna, Italy

26/04/2009
Sottotetto Sound Club - Bologna, Italy

31/03/2009
Odeon TV - Bologna, Italy

13/10/2007
Lowenhof Pub - Cadriano (BO), Italy

16/05/2007
Estragon (+ Moonstone Project feat. Glenn Hughes) - Bologna, Italy

24/04/2007
Dorian Gray (+ Gli Atroci) - Gualdo (FE), Italy

15/12/2006
Lowenhof Pub - Cadriano (BO), Italy

09/12/2006
Der KinderGarten (+ Soul Doctor) - Bologna, Italy

11/11/2006
Lowenhof Pub - Cadriano (BO), Italy

15/09/2006
Lowenhof Pub - Cadriano (BO), Italy

10/06/2006
Harley Davidson's Bikers Fest - Bologna, Italy

18/05/2006
Pub Fairy Land - Cà de Fabbri (BO), Italy

31/03/2006
Lowenhof Pub - Cadriano (BO), Italy

17/02/2006
Lowenhof Pub - Cadriano (BO), Italy

04/11/2005
Lowenhof Pub - Cadriano (BO), Italy

04/11/2004
Capital Town - Bologna, Italy

02/10/2004
Private Party - Bologna, Italy

13/02/2004
Transylvania - Bologna, Italy

A long time ago I had a band called Black Roses ...

The Band:

Mark II: 10/2009 - NOW!!
Alberto Bergonzoni: Guitars
Francesco Paonessa: Drums
Max Gazzoni: Vocals
Oscar Bandiera: Bass Guitar




Mark I: 12/2003 - 8/2009
Andrea Lenzi: Guitars
Francesco Paonessa: Drums
Max Gazzoni: Vocals
Roberto Venturi: Bass Guitar



A long time ago I had a band called Black Roses ...

I get through into many experiences (some of them last during this time, such as Chroma and Fire & Water) and in 2000 I joined a band called Back Beat. In 2003 Back Beat split, but Francesco and I decided to carry on with the band. Andrea and Roberto met us and then we played a lot of songs. But the songs I wrote for my first band, were always in my heart and in my mind. So we decided to rearrange and record these songs.

Now the dream comes true ... in november 2006 our CD will be released ... The Return Of The Black Rose is complete.

In 2008, after good reviews, we joined producer Alessandro Del Vecchio and we record a new album, which contains new songs and new arrangements of songs included in our previous debut album.

In March 2009 we signed for LM Records for release and distribution of our album "Unleashed Dogs". It's distribuited by Masterpiece Distribution.

The album is now available in stores, digital downloads (ITunes, Napster, etc.) or it can be ordered by sending an email to us.

In september 2009 Andrea and Roberto have decided to leave the band: to Andrea and Roberto many thanks for the past and good luck for the future. They will be replaced by my long time friends Alberto and Oscar: two great musicians who will help us to carry on with the band.

ROCK ON !!!!!

Lighthousely.blogspot.com - Febbraio 2008

The Return of The Black Rose

Finalmente ho trovato il tempo di ascoltare questo nuovo album.

Il cantante della band in questione è un amico, acquisito da relativamente poco, ma con cui ho trovato un feeling particolare a livello spirituale, Max Gazzoni. Ci somigliamo molto, nel modo di pensare, in ciò in cui crediamo, nelle emozioni che proviamo, nell'amore per la musica che ha fatto sempre parte in maniera attiva e non passiva da semplici ascoltatori delle nostre vite e nella storia personale. Lo sento molto come il fratellone che mi è sempre mancato (vedi uno dei post precedenti) per cui approfitto di questo post per ringraziarlo di aver fatto capolino nella mia vita, anche se non è stato intenzionale visto che le nostre strade si sono incrociate per lavoro.
Voglio dirgli che l'affetto che provo è vero.

E ora passiamo a questo album. Il caso vuole che 'Black Rose' sia anche il titolo dell'album che sta per uscire del mio gruppo preferito ^_^ Assurdo!

Mentre scrivo sono all'ascolto in cuffia del brano 6, 'Streets'. Premetto che se una cosa non mi piace non mi faccio nessuno scrupolo a criticarla anche pesantemente.
Come già mi aspettavo le chitarre sono splendide e caldissime, i cori altrattanto e la voce di Max, limpida e potente echeggia nelle orecchie in maniera emozionante, con note basse e calde alternate da melodie dai toni alti e difficili che non hanno nulla da invidiare alle migliori voci rock del passato.
Sono 11 brani, escluso l'Intro. Ora sono al brano 8, 'Unleashed Dogs', splendida e malinconica. E' un rock pieno di passione e si percepisce benissimo, anche all'orecchio, secondo me, non abituato ad ascoltare questo genere di musica. Si sentono le influenze del rock 'vecchia scuola', ma sono abilmente fuse con giri di chitarra innovativi e non ascoltati mai prima. Non si ha l'idea di ascoltare qualcosa di già proposto, ma è l'emozione che si prova che evoca ricordi di quando si ascoltavano brani come quelli dei Led Zeppelin, magari sotto il sole guidando sull'autostrada per raggiungere il mare.
Non vedo l'ora di sentire la numero 12, 'Never fall in love again', che a detta di Max è una delle migliori dell'album.
I miei complimenti anche a Francesco, Andrea e Roberto che non conosco personalmente e ovviamente a Max, che è riuscito a stupirmi con la sua voce pazzesca.
E' appena finita la traccia 11, 'Where do I go' che mi è piaciuta davvero moltissimo.
Ecco che inizia la traccia 12, che aspettavo con ansia... sono a quasi due minuti e non posso che concordare con Max, strepitosa.
Beh, mentre termina nella mia testa questa canzone struggente voglio farvi un augurio.
In bocca al lupo ragazzi, spero di vedervi un giorno suonare su uno dei palchi più importanti della musica rock perchè ve lo meritate sul serio. Sarò sotto al palco, in prima fila poggiata alla transenna a cantare con voi.
Lighthousely

Un' intervista particolare - Seconda parte


Diciamo che questa seconda parte dell'intervista al mio caro amico Max Gazzoni è più un botta e risposta con la prima, perchè dalle sue precedenti risposte mi sono nate nuove domande.


Eccole qua:

Lighthousely: Ciao di nuovo Max, sarai stufo di presenziare sul mio blog, giuro che questa è l'ultima volta che ti interrogo!
Parlando di questa tua prima incisione con tanto di etichetta e distribuzione, ci puoi raccontare come ti ha baciato la fortuna?

Max: Macchè stufo! Con te chiacchiero sempre volentieri ;-) Diciamo che più che fortuna è stata la tenacia; dopo la realizzazione del disco mi sono messo a mandare il promo a varie etichette. Qualcuno manco ha risposto, altri hanno fatto proposte indecenti, ed alla fine ho trovato finalmente una proposta seria da parte della mia attuale etichetta. Adesso la speranza è di riuscire a vendere abbastanza CD da poter dare un seguito a “Unleashed Dogs”, visto che sto già componendo nuove canzoni (3 sono già finite). Comunque le somme si tireranno fra qualche mese.

Lighthousely: Ci hai detto che per ora non ci si mangia con questo album, quindi vuol dire che fai anche altro nella vita? Quando non ti trasformi in un rockettaro di notte, di giorno chi sei?

Max: Di giorno sono un programmatore di computer che si occupa di (in)sanità. Ovviamente un lavoro che non ci azzecca nulla con la musica!

Lighthousely: So che hai qualche creaturina pelosa e provvista di vibrisse che gironzola per casa, ci racconti un piccolo aneddoto per ogni pallina di pelo che hai?

Max: Amo tantissimo gli animali di tutti i generi, ma con i gatti, con i miei gatti, ho un rapporto particolare … li adoro proprio. Al momento la “famiglia” è composta da 3 gattoni: Lemmy, Chicco e la Pucci. Di aneddoti ne avrei parecchi, mi limito a raccontare qualche comportamento che si è svolto dopo il trasloco … Adesso abito in una casa su due livelli e Lemmy ha paura di fare le scale che portano al piano inferiore, per cui ogni tanto si affaccia alla scala e “chiama” … Chicco invece, che è il più giovane, spesso esce dalla finestra e va sul tetto, salvo poi fare la parte del gatto disperato … La Pucci invece è la più tranquilla anche se è una gran chiacchierona e ogni volta che ti incontra ti saluta.

Lighthousely: Torniamo all'album appena uscito, chi è stata la primissima persona a comprare il tuo cd?

Max: A parte me stesso, una persona “insospettabile”: un collega che mai avrei immaginato che potesse comprare il mio CD.

Lighthousely: In effetti la faccenda della cassetta di Ennio Morricone è strana... come mai proprio lui? Guardavi i film western o qualcuno della tua famiglia te l'ha messa nel walkman a tradimento?

Max: Come molti bimbi dei miei tempi, ero un fanatico dei film western in generale. Poi quando vidi “Per un pugno di dollari” rimasi affascinato dalla colonna sonora, così per fare da colonna sonora ai miei giochi western, mi feci regalare una cassetta con musiche di Ennio Morricone. La cosa buffa è che parecchi gruppi metal hanno questa passione: infatti i Metallica aprono i propri concerti con un brano (The Ecstasy Of Gold) tratto dalla colonna sonora del “Il buono, il brutto, il cattivo”. Per inciso è un brano me-ra-vi-glio-so. Peccato che non posso sfruttarla come idea …

Lighthousely: Te la ricordi la prima volta che hai suonato davanti ad un pubblico pagante? Dove, come, perchè, quando e con chi? Ma soprattutto, come ci si sente? (ammazza come sono curiosa...)

Max: Me lo ricordo come se fosse ieri …a parte qualche apparizione con la scuola di canto che frequentavo all’epoca, mi ricordo (sempre con la scuola) la rappresentazione del musical “Jesus Christ Superstar” (la più bella opera Rock di sempre) a Villa Pallavicini. In quella occasione, infatti, mi esibii per la prima volta in una parte solista (Ponzio Pilato; successivamente avrei interpretato anche Simone Zelota e Giuda): mi ricordo che mi tremavano le gambe, ma per fortuna essere in un coro è stato un bel sostegno. Invece la prima volta da componente di un gruppo rock, me la ricordo davvero come se fosse ieri. Ero entrato da poco a far parte dei Chroma del mio carissimo amico Alby, che erano rimasti senza cantante e scelto dopo una miriade di audizioni … pensa che per me i Chroma erano un mito. Un gruppo di amici che però faceva musica seriamente e in maniera professionale, insomma un sogno. Bene, dopo un paio di mesi di prove, abbiamo avuto la prima serata, alla festa de L’Unità delle caserme rosse del giugno 1994… per la prima volta ero da “solo” su un palco… mi tremavano le gambe, avevo lo stomaco accartocciato, ma sono bastati i primi applausi dopo il primo pezzo a sciogliere l’emozione. Anche adesso, circa 250 serate dopo, prima di salire su un palco mi si accartoccia lo stomaco … però lo reputo il segnale che la musica mi dà ancora tanta emozione.

Lighthousely: Parlando di “Stairway To Heaven” dei Led Zeppelin mi viene in mente la scena di uno dei miei film demenziali preferiti, "Wayne's World" dove c'è appunto Wayne che slega con una magnifica Fender Stratocaster esposta in un negozio e il commesso lo reguardisce indicando il cartello che dice "NO stairway to heaven". Geniale. Il tuo film preferito?

Max: Uh, solo uno ?? Ne ho troppi di film preferiti, per cui ne cito un po’ di più …va bè, mi limito a 5… “Harry ti presento Sally”, “Balla coi lupi”, “Rockstar”, “Il Corvo” e “Jesus Christ Superstar” …azz, però sono rimaste fuori le saghe di Alien e Guerre Stellari, tutti i film di Spielberg (da Indiana Jones a Schindler’s List), tutto X-Files …insomma una marea!

Lighthousely: Alla domanda 'parlami un pò del tuo gruppo' sei stato un pò troppo breve, questi loschi figuri rockettari come li hai conosciuti?

Max: Allora, Francesco (batteria) l’ho conosciuto nel 2000 quando sono entrato a far parte di un progetto parallelo ai Chroma. Nel 2003 il gruppo si è sciolto, ma io e Francesco abbiamo deciso di continuare a suonare insieme, visto che ci trovavamo molto bene anche personalmente. Lui è il motore del gruppo, è un vero artista e molti degli arrangiamenti dati ai brani sono nati da idee sue, diciamo che assieme a me è la componente “onirica” del gruppo. Andrea (chitarra) e Roberto (basso) erano vecchie conoscenze e con Andrea eravamo già amici prima ancora di suonare insieme. Nel 2003 avevano finito la loro esperienza in una cover band, così quando io e Francesco abbiamo dovuto reclutare chitarrista e bassista, la nostra prima scelta è caduta su di loro. Che poi sono la parte “razionale” del gruppo, quella che serve a tenere il giusto equilibrio.

Lighthousely: Pargolo trotterellante a parte, tua moglie ascolta rock o predilige Laura Pausini?

Max: Sinceramente non ho idea di cosa ascoltasse mia moglie prima di conoscermi, direi roba italiana “standard” … sicuramente le ho fatto scoprire un nuovo mondo!

Lighthousely: Concludo con una domanda suggeritami dalla regia: Visto il tuo terrore per gli aerei, se ti proponessero un tour mondiale che faresti?

Max: Una bella anestesia e via !

Un' intervista particolare - Prima parte


Come avrete avuto modo di leggere in un mio post precedente il mio amico Max Gazzoni, insieme al suo gruppo Black Roses, ha pubblicato il primissimo album, Unleashed dogs.


Max Gazzoni (Intervista) – Voce / Chitarra Acustica

Con grandissimo onore ospito Max tra le pagine di questo mio blog con un’intervista un po’ particolare e meno canonica di quelle che si leggono normalmente su riviste o siti specializzati.
Ho posto a Max 20 domande e le sue risposte, per quanto affermasse lui stesso di essere di norma leggermente prolisso nel rispondere, sono state snelle e concise, per cui, essendo appunto un’intervista un po’ fuori dagli schemi mi sono permessa di fargliene ancora! Questa che segue è la prima parte quindi, il prossimo post conterrà la seconda!

Lighthousely: Innanzitutto Ciao Max! E’ un onore ospitarti nel mio nido, come stai?

Direi bene, ho avuto un po’ di acciacchi a fine maggio, ma ora tutto a posto.

Lighthousely: Fa un certo effetto sapere che un mio carissimo amico ha appena inciso un album! E a te? Che effetto fa?

Di incisioni ne ho fatte nella mia “carriera”, però è la prima volta che incido un CD ufficiale con tanto di etichetta e distribuzione … e l’effetto è veramente bello!

Lighthousely: Ti ho avvertito sul fatto che questa intervista sarebbe stata un po’ particolare, quindi sei pronto a rispondere alle mie curiose domande?

Assolutamente pronto !

Lighthousely: Ammettilo, hai qualche parente o antenato che faceva il musicista? Sei figlio d’arte come Laura Pausini? ^_^

Probabilmente se fossi figlio d’arte ci avrei messo meno tempo ad arrivare alla prima uscita “ufficiale” ….

Lighthousely: Qual è il tuo primissimo ricordo di quando eri bambino, inerente la musica?

Una cassetta con le colonne sonore di Ennio Morricone tratte dai film western di Sergio Leone … strano eh ?

Lighthousely: E il primissimo strumento che hai posseduto? Chitarra? Basso? O come tutti noi mortali, il triangolo o il flauto di plastica alle elementari?

Come tutti i mortali il flauto di plastica alle elementari … la prima chitarra usata me la sono comprata alle superiori con le paghette.

Lighthousely: Bene, ora che tutti noi conosciamo il tuo primo ricordo e il tuo primo strumento, puoi rispondere alla prossima domanda: ma come diavolo ti è saltato in mente di fare il musicista? Voglio dire, a fare il dentista o l’avvocato si guadagna ben di più!

E’ vero, ma purtroppo non ho né avvocati né dentisti (né tanto meno notai) fra i parenti … devo dire che ho sempre adorato la musica e quella gioia che ti dona praticarla a qualunque livello.

Lighthousely: Come sai bene, mio padre è un musicista quindi sono di parte e hai tutto il mio rispetto e la mia ammirazione, maaa dimmi, non hai mai pensato in tutti questi anni, davanti ai vari Lunapop e Tokio Hotel, di mollare la corsa al successo?

Mai avuto successo, certo le canzoni usa e getta sono dure da estirpare. E d’altronde le classifiche di vendita le fanno le grosse multinazionali, è tutto un gioco di chi ha più budget per pubblicizzare un prodotto buono o mediocre che sia.

Lighthousely: Hai una canzone preferita al di sopra di tutte le altre? (anche se non è rock, intendo)

Tante canzoni preferite … forse la preferita in assoluto (anche se è difficilissimo per me scegliere) è “Stairway To Heaven” dei “Led Zeppelin”.

Lighthousely: Il tuo/vostro genere è innegabilmente Rock. Inutile condirlo con parole come ‘vintage’, o ‘hard’. Il rock fatto bene, quello bello e sano è solo ROCK, non c’è aggettivo che tenga! Perché hai scelto di suonare e cantare Rock e non la Polka, la Mazurka o il Sirtaki? Cosa ti da il Rock in più, rispetto agli altri generi musicali?

Il ROCK, ti da anche piacere fisico, una scarica di adrenalina che altri generi non riescono a darmi. E poi ho sempre ascoltato ROCK a 360°, dagli Eagles ai Metallica, dai Pink Floyd ai Deep Purple, dai Beatles ai Savatage e via di seguito fregandomene delle etichette, ma ascoltando tutto quello che mi sembra buona musica in grado di trasmettermi sensazioni positive. Ho provato ad ascoltare anche altra roba, ma la Disco, la Techno, la musica leggera italiana, il Rap e L’Hip Pop proprio non mi dicono nulla … anzi, mi infastidiscono pure…

Lighthousely: Che suoneria hai sul cellulare?

Boh, una di quelle standard del telefonino.

Lighthousely: Quale canzone ti piace così tanto, che vorresti aver scritto tu?

Sono troppe per essere elencate … diciamo che mi piacerebbe avere la genialità compositiva di Jimmy Page (Led Zeppelin) per le musiche e di Neil Young per i testi.

Lighthousely: So che hai un piccolo Max Gazzoni che trotterella per casa, che cosa pensa di papà quando lo sente suonare o cantare? Cosa ti dice?

E’ molto contento quando sente musica in generale, poi quando sente il nostro CD è proprio orgoglioso … ha la musica nel sangue ed è un grande divoratore di DVD musicali; d’altra parte in casa circolano spesso loschi figuri rockettari …

Lighthousely: E ora parliamo di questo lavoro appena uscito. Perché ‘cani sciolti?’ E chi ha deciso questo titolo?

E’ il titolo di una canzone che ho scritto e rappresenta bene quello che mi sento: un cane sciolto in mezzo alle mode del momento, libero di fare quello che più gli piace, e pazienza se “non ci si mangia”. All’inizio doveva essere solo una delle canzoni contenute nel CD, ma assieme al produttore abbiamo deciso di utilizzarla anche come titolo dell’album, essendo venuta molto incisiva.

Lighthousely: I testi delle canzoni sono tutti farina del tuo sacco? Hanno un significato particolare, magari un riscontro nella realtà? Lettere per qualcuno?

Musiche e testi sono farina del mio sacco; non hanno un significato riscontrabile nella realtà o autobiografico, a volte sono storie, altre volte sono la trasposizione di stati d’animo. Forse l’unica che potremmo definire lettera per qualcuno è “So Far Away” anche se non è per qualcuno di esistente ma di immaginario.

Lighthousely: E la copertina dell’album come è nata? Cosa significa?

Sinceramente non lo so … è tutta farina del sacco del mio caro amico Jacopo Ghisolfi, talentuosissimo disegnatore “indipendente”.

Lighthousely: Parlami un po’ del tuo gruppo? Chi sono i tuoi amici e colleghi?

Sono tre appassionati, ognuno con la propria peculiarità. La cosa positiva è che si è creata un’ottima alchimia tesa a far rendere al meglio le composizioni, fondendo le varie influenze musicali di ognuno e mettendole al servizio della canzone.

Lighthousely: Hai passioni particolari oltre la musica?

I Film (Horror e fantascienza su tutti) e i fumetti.

Lighthousely: E ora una domanda banale e scontata: Progetti per il futuro, sogni nel cassetto?

Far vedere la luce al CD a cui sto lavorando da anni con Alby e la speranza che “Unleashed Dogs” venda abbastanza da spingere l’etichetta a farci registrare anche il seguito.

Lighthousely: Visto che questa è un’intervista un po’ insolita, terminerò questa prima parte in maniera insolita; alla Marzullo! Fatti una domanda e datti una risposta! Che domanda vorresti che ti venisse fatta in un’intervista? (Ah, ovviamente poi ci dai anche la risposta!)

Domanda difficile! Una domanda che mi piacerebbe ricevere potrebbe essere: “Visto il tuo terrore per gli aerei, se ti proponessero un tour mondiale che faresti ?”.

La risposta ve la lascio indovinare …..

Artistsandbands.org - Luglio 2009

Black Roses
Data: 2/7/2009

Max Gazzoni:Voce e chitarra acustica
Andrea Lenzi: Chitarra
Roberto Venturi: Basso
Francesco Paonessa: Batteria, percussioni e tastiere

Usciti dall’underground italico grazie alla pubblicazione del buon Unleashed Dogs, Max Gazzoni, voce e leader dei bolognesi Black Roses ci racconta la storia della sua band in questi 20 anni di attività. Buona lettura.

- A&B -

Ciao Max, benvenuto a te ed a tutta la band sui nostri lidi. Ci sono voluti 19 anni prima che usciste fuori dal mondo delle autoproduzioni. In genere in questo lasso di tempo una band può produrre anche 5/6 dischi, sciogliersi e riunirsi. Riesci oggi a darti una spiegazione?

- Max Gazzoni [Black Roses] -

Ciao Fabio e, prima di tutto, grazie per lo spazio concessoci; dunque, la storia dei Black Roses è “datata” ma “recente”. Ho fondato la prima line-up nel 1989, quando ancora ero solo un chitarrista in erba. Nel 1991, dopo il classico demo-tape di ordinanza, il gruppo si è sciolto ed io ho dapprima deciso di cambiare “strumento” passando dalla 6 corde alle 2 corde (vocali), quindi ho intrapreso un cammino umano e artistico che mi ha portato ad avere innumerevoli esperienze in innumerevoli progetti; con uno di questi (i Chroma, noto gruppo dell’uderground bolognese) realizzai un demo nel 1996, ben accolto da critica e pubblico, ma visti gli scarsi riscontri in termini discografici decidemmo di proseguire l’attività solo come cover-band, attività che ci ha portato comunque a fare parecchie date e a toglierci parecchie soddisfazioni. Attraverso ulteriori esperienze (mi limito a citare la mia presenza nella prima line-up de Gli Atroci per motivi di spazio e per non annoiare chi legge) nel 2000 incontro Francesco (batteria) all’interno del gruppo Back Beat; allo scioglimento di questi (nel 2003) io e Francesco decidiamo di continuare il nostro percorso musicale: vengono quindi reclutati Andrea alla chitarra e Roberto al basso. Dopo un paio d’anni di assestamento in cui il gruppo si dedica esclusivamente all’allestimento di cover e a serate in locali dell’hinterland bolognese, decido di farmi coraggio e di proporre una serie di brani che avevo composto nel corso degli anni. Visto il positivo riscontro dei miei compagni di avventura, decidiamo di registrare un CD autoprodotto e di cambiare monicker in Black Rose per creare una sorta di collegamento con la mia prima creatura; fino ad arrivare allo scorso anno quando durante le registrazioni di Unleashed Dogs”ho deciso di rimettere il nome al plurale così com’era all’inizio di questa avventura, come a voler chiudere un cerchio o per dare un nuovo inizio… quindi possiamo dire che i Black Roses esistono come “idea” da circa 20 anni, ma che di fatto gli anni di attività sono meno della metà.

- A&B -

In Unleashed Dogs utilizzate anche molti strumenti non sempre tipici per un Hard Rock come il vostro. Perché questa scelta?

- Max Gazzoni [Black Roses] -

Reputo il mio background musicale abbastanza vario essendo cresciuto a massicce dosi di Hard Rock “settantiano” (ma non solo), in cui era facile incontrare contaminazioni acustiche o particolari (basti pensare a Led Zeppelin III) unito al fatto che fra i miei primi “amori” ci sono Beatles, Pink Floyd e Neil Young; ma diverse idee ci sono venute assieme ad Alessandro in fase di arrangiamento dei brani.

- A&B -

Il disco è stato mixato da Alessandro Del Vecchio, che in Italia ha collaborato con molti artisti Hard’n’Heavy. Come è nato questo sodalizio?

- Max Gazzoni [Black Roses] -

Nel 2007 abbiamo avuto l’opportunità di aprire il concerto di Glenn Hughes e Moonstone Project a Bologna. In quell’occasione ho conosciuto Alessandro e si è subito creata una buona affinità a livello umano. Quando abbiamo deciso di registrare Unleashed Dogs, ci è stato proposto di sottoporre il lavoro ad Alessandro per verificare se fosse interessato a curarne la produzione artistica. Non posso che parlare bene di Alessandro sotto tutti i punti di vista: un professionista come ne ho conosciuti pochi per preparazione e capacità, oltre che un’ottima persona.

- A&B -

Quali sono state le band che più vi hanno influenzato durante la lavorazione del vostro ultimo album? E quando avete iniziato cosa vi ha avvicinato al “Rock duro”?

- Max Gazzoni [Black Roses] -

Mah, sicuramente l’elenco potrebbe essere lungo … diciamo che al mio songwriting di chiara matrice settantiana ( mi vengono in mente i Led Zeppelin, i Deep Purple, i Thin Lizzy, i Whitesnake pre-1987, ma anche i Pink Floyd e i Beatles, cioè alcuni dei miei gruppi da “isola deserta”), si sono unite le varie influenze di ognuno di noi nell’affrontare i singoli brani, come ad esempio l’intenzione molto anni 80 presente nelle parti di chitarra di Andrea (quindi Iron Maiden e Judas Priest su tutti). E questa unione ha portato, secondo me, alla creazione di qualcosa di abbastanza classico ma al contempo particolare e tutto sommato originale. Per quanto riguarda gli inizi, non so dirti come tutto abbia avuto inizio, mi sembra di essere nato rockettaro; di sicuro ho sempre avuto una passione smodata per tutto quanto contenesse dosi massicce di chitarra elettrica, e poi sicuramente l’adrenalina e la passione che solo l’Hard Rock riesce a sprigionare e a trasmettermi; ma anche la ricerca di qualcosa che fosse impermeabile e resistente alle mode usa e getta dei vari periodi storici.

- A&B -

Nel 2006 come autoproduzione avete pubblicato The Return Of The Black Rose. Dato che siete sotto contratto con una label solida come la New LM Records pensato di ristamparlo?

- Max Gazzoni [Black Roses] -

Non credo, ma esclusivamente per il motivo che una parte dei brani di Unleashed Dogs è nata dall’evoluzione e da nuovi arrangiamenti dati a brani presenti su The Return... Di sicuro da settembre in poi inizieremo a definire la stesura e gli arrangiamenti sui nuovi brani a cui sto lavorando, nella speranza di dare prima o poi un seguito a Unleashed Dogs.

- A&B -

Tra i vostri colleghi, c’è una nuova band emergente che conoscete senza contratto che lo meriterebbe? Il vostro caso insegna che non bisogna mai demordere.

- Max Gazzoni [Black Roses] -

Ne conosco diverse, ma se dovessi citare un solo nome mi sembrerebbe di fare un torto ad altre realtà altrettanto meritevoli; però la musica sta vivendo un periodo “strano”: perché è vero che l’industria discografica è in netta crisi, ma è altrettanto reale il proliferare di valide realtà che quotidianamente invadono il mercato; per cui se non si parte con l’idea di diventare delle Rockstar, ma si fa musica soprattutto con passione e per amore della stessa, credo che le possibilità si possano creare, l’importante è, appunto, non arrendersi mai.

- A&B -

Negli ultimi 2 anni vi sono stati diversi ritorni più o meno meritevoli di storiche band del panorama Heavy mondiale. Mi vien da pensare ai Tygers Of Pan Tang, Whitesnake, House Of Lords, Diamond Head (solo per citarne qualcuno). Tra questi c’è qualcosa che vi ha colpito in particolare?

- Max Gazzoni [Black Roses] -

La reunion che mi ha colpito di più in positivo è stata senz’altro quella dei Tesla, se non altro perché sono presenti quattro quinti della formazione originale e poi perché li ho sempre reputati un grandissimo gruppo … per altri casi faccio fatica a reputarle reunion; non so come dire, ma ad esempio, faccio fatica a chiamare White Lion un gruppo che si chiama così ma dove non c’è Vito Bratta alla chitarra. Ma qui il discorso potrebbe essere complesso; in ogni caso per me ci deve essere il “marchio di fabbrica” che ha reso alcuni gruppi quello che sono stati precedentemente: ad esempio i Whitesnake “sono” David Coverdale da sempre, indipendentemente dai suoi compagni di viaggio … in altri casi faccio fatica a reputare certe reunion come la continuazione di qualcosa di passato; comunque l’importante è che il prodotto finale risulti positivo e onesto e che dietro alla reunion non si nascondano solo operazioni commerciali.

- A&B -

Avete delle date fissate per la prossima estate? Come possono vedervi live i vostri fan?

- Max Gazzoni [Black Roses] -

Al momento siamo in stand-by, perché siamo in attesa di vedere se tutta una serie di contatti avviati si trasforma in qualcosa di concreto … comunque per l’estate non credo che riusciremo a fare qualcosa, ma da settembre sicuramente qualcosa dovrebbe iniziare a muoversi. L’unico consiglio che riesco a dare a chi volesse vederci dal vivo, è di controllare periodicamente sui nostri siti che, seppur a fatica, cerco di tenere costantemente aggiornati.

- A&B -

C’è un qualcosa o un pezzo all’interno di Unleashed Dogs che non rifaresti? Se si, perché?

- Max Gazzoni [Black Roses] -

Lo dico sinceramente: in questo momento non c’è un solo brano che non rifarei; è chiaro che, come accade a molti, mi vengono in mente mille cose che vorrei aggiungere o che oggi magari farei in un altro modo, ma sono solo pochi dettagli. E credo che questa sensazione che il disco mi trasmette, sia merito dell’ottimo lavoro svolto (oltre che da noi, ovviamente) da Alessandro Del Vecchio da dietro il mixer.

- A&B -

Bene, abbiamo terminato Max. Ringraziando te e tutta la band per la disponibilità vuoi lasciare un saluto particolare ai lettori di artistsandbands.org?

- Max Gazzoni [Black Roses] -

Innanzi tutto sono io che ringrazio voi per l’ospitalità e per la possibilità che ci avete dato per raccontare qualcosa di noi. Rivolgo quindi un caro saluto a tutti i lettori di artistsandbands.org, con l’invito a venire a visitare le nostre pagine e ad ascoltare la nostra musica: le nostre caselle di posta, poi, sono sempre aperte per saluti, commenti, critiche o quant’altro (e se poi qualcuno compra pure il CD, ben venga). Rock ON!
Fabio "Stanley" Cusano

Truemetal.it - Maggio 2009

Attivi sin dal 1990, i bolognesi Black Roses sono finalmente giunti al tanto agognato primo capitolo discografico ufficiale, portando a compimento un processo evolutivo che li ha sempre visti vicini al classico ed ortodosso hard di chiara derivazione settantiana.
Max Gazzoni, leader del gruppo felsineo, è quello che si potrebbe definire a buon titolo un “decano” della scena rock di casa nostra: un profondo conoscitore della musica e delle sue dinamiche, con cui è stato decisamente piacevole scambiare qualche opinione relativa alla sua ultima fatica, l’interessante e, come lui stesso ama definirlo “vintage”, Unleashed Dogs.

Ciao Max!
Eccoci arrivati finalmente a questa intervista. Anzitutto ti ringrazio per la disponibilità dimostrata, facendoti i complimenti per un album che segna un buon passo avanti per i tuoi Black Roses, sia a livello artistico, sia in termini prettamente di carriera.
Per iniziare in modo tradizionale, è inevitabile lasciarti la parola, per fornire a chi non vi conosce ancora, qualche nozione biografica relativa al tuo progetto. Sarebbe interessante sapere, oltre a come i Black Roses si sono formati e alle varie vicissitudini di formazione, cosa vi ha spinto a mettere in piedi questo interessante gruppo. Amore per i grandi dell’hard rock o voglia di sfondare nel mondo della musica?

Ciao Fabio! Innanzi tutto ti voglio ringraziare per lo spazio concesso su uno dei maggiori portali musicali in circolazione! Allora, da che parte comincio? Dunque, la storia dei Black Roses parte da lontano, più precisamente dal 1989, quando, giovane ed entusiasta chitarrista, formai il mio primo gruppo dal nome, appunto, Black Roses. Il gruppo ebbe vita breve e due anni dopo si era già sciolto (non prima di aver registrato il canonico demo-tape!). Fu dopo lo scioglimento del gruppo che decisi, trovandomi con un sacco di idee per la testa, prima di affrontare, e successivamente di cambiare, strumento. Da quel momento l’amore per la musica mi ha portato a prendere parte ad innumerevoli progetti che mi hanno fatto crescere musicalmente ed umanamente nel corso di questi anni, oltre a concedermi la possibilità di fare un notevole palestra in ambito “live”. Fra questi progetti ricordo con piacere il mio primo gruppo “serio” (o per lo meno il primo gruppo che mi ha insegnato ad affrontare la musica in maniera professionale) e cioè i “Chroma”del mio carissimo amico Alberto Bergonzoni (Gli Atroci, ndr) con i quali, oltre a suonare per anni in lungo e in largo, registro un demo-tape ben accolto (allora) dalla stampa specializzata (il web era ancora in fasce …). Ho poi fatto parte delle prima line-up de “Gli Atroci” con i quali ho registrato il primo demo e svariati cori sui CD ufficiali. Nel 2000 ho conosciuto Francesco (il batterista) all’interno di una cover band (i “Back Beat”) con il quale si è subito creata affinità umana ed artistica, così, quando il gruppo si è sciolto nel 2003, è stato naturale decidere di continuare a suonare assieme; abbiamo così reclutato due amici di vecchia data (Andrea alla chitarra e Roberto al basso) per continuare il cammino intrapreso; inizialmente abbiamo irrobustito il repertorio delle cover, ma io avevo sempre una vocina che mi diceva che era ora di realizzare qualcosa di veramente mio. Così ho sottoposto ai miei compagni di avventura diversi brani che avevo nel cassetto da un po’ di tempo e che aspettavano solo l’occasione giusta per vedere (o rivedere) la luce. I pezzi sono piaciuti, quindi – più per passione che per altro – abbiamo deciso di registrare un CD autoprodotto, visto che al giorno d’oggi la tecnologia consente di fare qualcosa di ascoltabile anche a basso budget. Infine, dal momento che sono un inguaribile romantico (o nostalgico, dipende dai punti di vista), ho proposto di cambiare il nostro nome (che inizialmente era “F.A.R.M.”) in “Black Rose”, al singolare perché ero l’unico superstite della formazione originale e poi perché agli altri tre piaceva di più eh eh!
Per rispondere (finalmente) alla tua domanda, quello che ci ha sempre spinto sono stati la passione e l’amore per la musica e la voglia di fare qualcosa che fosse “nostro”, senza porci problemi di dove saremmo potuti arrivare, ma cercando di prendere e gustarci ogni cosa positiva che la musica ci dà.

Curiosità. Al vostro nome originale “Black Rose”, è stata aggiunta una “s” che ha reso il moniker al plurale. Motivo?

Due motivi: il primo (meno nobile se vogliamo) è che ci sono 8000 band nel mondo che si chiamano Black Rose, tant’è che ho passato la scorsa estate (mentre registravamo il disco) a cercare un altro nome alternativo che mi potesse piacere senza trovarne uno; il secondo è che sono troppo affezionato al nome Black Roses, per cui mi sono detto “chisse ne frega se ce ne sono altri” è ho deciso di rimettere la “s” in fondo … magari anche per chiudere il cerchio di una storia iniziata tanti anni fa.

Inutile rilevare come, Whitesnake, Purple e tutto quanto a loro riferibile, siano alla base della vostra proposta. Nel precedente demo “The Return Of The Black Rose”, i grandi Snakes erano oltretutto omaggiati con un’eccellente cover di “Looking For Love”, brano tratto dal celeberrimo 1987.
Come sei venuto in contatto con queste muse e come hai compreso che il loro stile sarebbe stato ciò che avrebbe animato in buona parte anche il tuo songwriting? Ci sono altre grandi realtà a cui vi sentite particolarmente affini?

Sono un grandissimo divoratore di musica da sempre, e ho sempre ascoltato di tutto.
So solo che la mia vita cambiò quando mi regalarono la raccolta “blù” dei Beatles, e un amico mi fece ascoltare Alive II e Made In Japan … E’ stato allora che ho scoperto che certe emozioni e sensazioni solo il Rock (meglio se con dosi massicce di chitarre distorte) me le riusciva a dare; a quei tempi non c’era Internet, non c’era Emule e di riviste ce n’erano poche: si costituivano dei gruppi di carbonari-rockettari e si scambiavano dischi e cassette, ci si affidava a qualche negoziante di fiducia e si cercavano le poche notizie nelle poche pagine dedicate all’Hard Rock all’interno di “Tutti Frutti” oppure scorrendo tutta la banda FM alla ricerca di qualche radio privata “eroica”.
L’elenco dei gruppi con cui sono cresciuto (e di cui non potrei mai fare a meno) potrebbe essere eterno, mi limiterò a citare quelli che mi fanno da colonna sonora da più tempo: Neil Young (il mio primo mito, colui che mi ha fatto prendere la prima chitarra e che mi ha ispirato le prime composizioni), Led Zeppelin, Pink Floyd, Marillion, Deep Purple, Whitesnake, Beatles, Queen, Michael Schenker Group, Iron Maiden, Black Sabbath, Kiss, AC/DC, Free e Thin Lizzy. A questi poi se ne sono aggiunti altri e tanti altri mi danno le stesse emozioni, ma credo che il mio modo di comporre musica sia stato forgiato da quest’elenco eterogeneo che mi accompagna dall’adolescenza; quando compongo non mi ispiro a qualcuno in particolare, ma sicuramente il mio songwriting è molto “seventies”, contemporaneamente Andrea (chitarra) è un divoratore ed è cresciuto musicalmente a dosi di NWOBHM e le sue parti di chitarra ne sono influenzate, così che il risultato finale credo risenta di entrambe le cose, creando un’alchimia che a me piace molto. Di sicuro essere accostati a nomi del genere mi fa un enorme piacere, anche se mi piace pensare che il prodotto finale risulti fresco ed abbastanza originale.

“Unleashed Dogs”, il vostro album di debutto, è giunto finalmente in porto dopo una lunga serie di lavori, incidenti e contatti che si sono poi risolti tramite il deal con New LM Records (distribuzione Masterpiece Distribution). Ci vuoi raccontare un po’ come si sono svolte le cose, e quali sono stati gli avvenimenti intercorsi tra “The Return Of The Black Rose” e questo disco d’esordio? Come siete venuti in contatto con New LM Records e Bologna Rock City?

Con Bologna Rock City siamo stati uno dei primi gruppi ad aderire al progetto circa 3 anni fa, anche se adesso non siamo legati da una collaborazione stretta; lo reputo un bel progetto, fatto con passione.
Prima di registrare “Unleashed Dogs”, eravamo già al lavoro su nuovo materiale per dare un seguito a “The Return”, quando si è presentata l’occasione di poter realizzare un CD affidandone la produzione artistica al mitico Alessandro Del Vecchio.
Al termine delle registrazione ed a master pronto (e mi permetto di ringraziare pubblicamente Nidya, il nostro produttore esecutivo, senza la quale non saremmo qui), ho iniziato a mandare i sample del CD a destra e manca.
Come spesso accade ho ricevuto qualche proposta “oscena” discograficamente parlando e gli immancabili “bello, ma in questo momento non possiamo fare nulla” ; proprio quando stavamo per gettare la spugna e iniziavamo a pensare seriamente all’autoproduzione, ho ricevuto la chiamata da parte di New LM a cui il lavoro era piaciuto, unitamente ad una proposta di contratto per la stampa e la distribuzione che ci ha soddisfatto.


Ecco, proprio lui. Il produttore del vostro cd è il celebre ed affermato Alessandro Del Vecchio, noto per aver prestato opera su molti prodotti di qualità usciti dalla nostra penisola. Come vi siete conosciuti?

Con Alessandro siamo venuti in contatto una prima volta quando abbiamo fatto da apertura alla data di Moonstone Project e Glenn Hughes nel maggio 2007 a Bologna, e già si era creata simpatia reciproca; poi a seguito delle buone recensioni che stava ricevendo il demo, mi è stato chiesto se potevo essere interessato a mettermi in contatto con un produttore che avrebbe potuto dare il classico valore aggiunto alle nostre composizioni: ovviamente ho risposto in maniera affermativa … ho quindi scoperto trattarsi di Alessandro (è vero che il mondo è piccolo. L’ ho contattato e ricevuto il suo interesse al progetto ed abbiamo deciso di lavorare insieme.

Di certo riterrai il suo lavoro su “Unleashed Dogs” soddisfacente e d’ottima qualità, cosa che mi sento personalmente di confermare. Mi diresti qualcosa in più sul taglio “vintage” che avete volutamente fornito ai brani, ed il motivo specifico di questa scelta particolare?

Sono molto contento di come è venuto il disco. Il taglio “vintage” è stata un’idea di Alessandro avallata da tutti noi, in quanto una produzione troppo moderna avrebbe finito per snaturare il nostro sound. Inoltre il nostro genere è già di suo abbastanza “vintage” per cui abbiamo cercato di farlo suonare più analogico e meno digitale.

“Unleashed Dogs” è composto in buona parte da edizioni rivedute di pezzi già contenuti nel vostro precedente full length autoprodotto, più alcuni inediti. Su quale base avete selezionato le tracce da recuperare e come le avete poi rielaborate in studio? Come sono nate invece le canzoni recenti?

Come detto in precedenza, prima di avviare la collaborazione con Alessandro, stavamo già lavorando su alcuni brani nuovi, perché era nostra intenzione dare un seguito a “The Return”. Nel momento in cui si è presentata la possibilità di lavorare con Ale, abbiamo pensato, confrontandoci con lui, che poteva essere una buona idea rendere giustizia a livello di produzione e registrazione anche a brani presenti su “Return”, anche per sistemare alcune stesure o passaggi che, col senno di poi, avremmo voluto cambiare o che non ci avevano pienamente soddisfatto. Abbiamo quindi sottoposto ad Alessandro una quindicina di brani già pronti da cui ha scelto i dieci da inserire sul disco, unendo poi le forze in fase di arrangiamento e affidandoci al gusto e all’esperienza di Alessandro.

Hai qualche aneddoto particolare da raccontare al riguardo delle lavorazioni di “Unleashed Dogs”?

Mi vengono in mente le orrende tutine di Francesco e il caldo terrificante durante le registrazioni delle parti vocali, con Alessandro letteralmente sdraiato su due sedie a governare il mixer. E’ stata un’esperienza importante sia dal lato musicale sia dal lato umano; Alessandro, oltre ad essere una delle persone più preparate con cui ho avuto il privilegio di lavorare, è anche una gran bella persona.

La tua impostazione vocale si mostra piuttosto affine, oltre che al classico hard rock, anche a toni maggiormente blues. Hai svolto studi particolari? Come ti sei formato come singer?

Ho ovviamente studiato e continuo a studiare il mio strumento ed ho avuto diversi insegnanti da cui ho appreso tanto in termini di tecnica vocale, però ho sempre cercato di lasciare libera l’espressività e l’emotività. La tecnica mi serve soprattutto per non sgolarmi e per fare meno fatica, ma ho sempre prediletto cantanti passionali come Plant, Hughes, Coverdale, Rodgers e via di scorrendo, piuttosto che cantanti con una voce incredibile e una tecnica pazzesca, ma freddi come un freezer, e questo ha sicuramente influenzato il mio modo di cantare.
Come cantante sono nato quasi per caso (sono nato come chitarrista), e mi sono costruito passo dopo passo con sacrificio e sudore conscio del fatto che non si finisce mai di imparare.

Se potessi rubare le corde vocali di qualche “pezzo da novanta”, attivo in qualsiasi genere musicale, chi sarebbe la tua vittima prediletta e perchè?

Se potessi rubare le corde vocali a qualcuno le ruberei senza ombra di dubbio a Hughes e Coverdale, cercando di creare un ibrido tra i due; credo che gli impasti vocali che hanno creato su Burn e Stormbringer (penso ad un pezzo come Sail Away ad esempio) rappresentino il massimo.

Non saprei proprio come darti torto…
Veniamo ora ad una domanda un po’ particolare. Guardandoci un po’ attorno, non si può fare a meno di notare un mare di mediocrità, soprattutto per quanto concerne la musica che ci viene offerta dai mass media. Gruppetti di scarso livello che approdano a grandi contratti solo perché sono di tendenza e magari non hanno vere qualità, singer che puntano tutto sull’immagine, piuttosto che sul reale valore della loro musica.
Dall’alto della tua lunga militanza in ambienti decisamente meno esposti, ed alla luce delle sempre notevoli traversie che un gruppo di autentico rock deve sostenere per arrivare ad un contratto, come ti poni nei confronti di questi fenomeni, che sembrano ormai divenuti la routine dell’offerta musicale nostrana?

La musica è sempre stata business, e i fenomeni usa e getta ci sono sempre stati, perché purtroppo è quello che la gente si sente propinare quotidianamente. Il tempo è l’unico giudice imparziale, per valutare la validità di un prodotto.
Sono ormai vent’anni che in un modo o nell’altro faccio musica. Quand’ero più giovane certi “fenomeni” mi facevano incazzare da morire, perché non riuscivo a capacitarmene … poi il tempo passa ed impari ad ignorare, e l’essere refrattario alle mode ti aiuta e ti fa pure sentire “superiore”. Purtroppo il contesto sociale e culturale attuale è di atrofia cerebrale quasi irreversibile, se pensiamo che le massime aspirazioni di adesso siano diventare veline o partecipare a qualche reality, per cui credo che sia normale, purtroppo, affogare in un mare di mediocrità a tutti i livelli, non solo nella musica; e poi siamo in Italia che, oltre ad essere un noto paese di raccomandati e marchettari a qualunque livello, non ha un background culturale musicale che si possa definire esattamente Rock, quindi il nostro amato genere è per forze di cose destinato ad essere un qualcosa di “elitario”, lo è negli ascolti e lo è quando fai questa musica. All’estero questa musica tira più che da noi, credo che sia inconfutabile, purtroppo in Italia pensando alla musica Rock tendiamo a soffrire di esterofilia per cui è veramente difficile emergere in questo ambito, ed è un peccato perché di gente capace ne abbiamo pure noi. Se a questo aggiungiamo il fatto che adesso come adesso i dischi non si vendono più, mentre al contempo sono aumentate le produzioni e le proposte, credo sia naturale che gente disposta ad investire sia difficile da trovare, perché comunque il mercato è saturo e per le piccole etichette la sopravvivenza è difficile. Diciamo che in questo momento me ne sono fatto una ragione e vivo la situazione senza patemi; tutto quello di buono che mi arriva me lo sono guadagnato e meritato, tanto o poco che sia non ha importanza.

Se ti proponessero un giorno di partecipare, per fare un esempio, ad un programma per le masse come X-Factor, accetteresti?

Sono sincero, trasmissioni come X-Factor, Amici, Grande Fratello e compagnia non so nemmeno come siano fatte; so solo che esistono e che contribuiscono alla decerebralizzazione globale. Per cui, ammesso che mi venga mai proposto, non saprei risponderti … a pelle ti potrei dire che rifiuterei assolutamente (anche per una questione di coerenza con quanto detto finora).

Fuor di retorica, pensi che la musica dei Black Roses abbia le carte in regola per sfondare, o preferisci che la tua creatura rimanga un po’ nell’underground, a vantaggio di soli appassionati e cultori del genere? Saresti mai disposto a cambiare qualcosa per fare in modo che le tue canzoni possano incontrare maggiormente i favori del grande pubblico?

Domanda difficile … comunque, fuori di retorica sì, credo di sì. Per il fatto che mi sono giunti apprezzamenti sulla mia musica anche da persone che hanno sempre reputato l’Hard Rock “solo rumore” e questo non può che farmi piacere. E’ ovvio che mi piacerebbe far conoscere la mia musica a più gente possibile, ma purtroppo non dipende solo da me, è anche una questione di quanti soldi ci sono per darti visibilità, anche se tutto sommato con I-Tunes adesso puoi arrivare dappertutto (certo che poi si deve sapere che ci sei); però non credo che cambierei nulla di me o della mia musica per accattivarmi i favori del pubblico o, meglio, dipende da quali e quanti compromessi dovrei affrontare e se, soprattutto, il gioco vale la candela. In ogni caso credo che ogni pezzo del disco abbia raggiunto il proprio giusto equilibrio. Poi, è chiaro, se domani arrivasse la Geffen a propormi un contratto a patto di farmi biondo e cotonato, probabilmente lo farei ! ahahahahahaah

Beh, ora che hai retto a queste domande “pesanti”, non ci resta che concludere con il classico trittico…
Progetti per il futuro ed obiettivi?

In questo periodo oltre ai Black Roses, sto portando avanti anche un progetto parallelo dal nome “Fire & Water” (nato nel 2005) che mi vede coinvolto assieme a chitarrista, batterista e bassista de “Gli Atroci”. Adesso come adesso siamo “solo” una cover band che serve come valvola di sfogo rispetto agli altri impegni di ognuno, ma il mio sogno è di arrivare a qualcosa di più concreto. Parallelamente ho inciso cori su un brano del cd in lavorazione dei miei amici “Tarchon Fist” (oltre che a qualche coro per il nuovo cd de “Gli Atroci”) e ho registrato un brano per il gruppo “Second Sight” di Genova. Infine sono riuscito a terminare le parti vocali del mio cd solista (la cui produzione artistica è di Alberto Bergonzoni – chitarrista di “Fire & Water” e “Gli Atroci”e coautore dei brani) che è in lavorazione ormai da anni, anche perché negli ultimi 3 anni mi sono dovuto concentrare totalmente a “The Return” prima ed a “Unleashed Dogs” dopo. Sono molto soddisfatto e spero di avere pronto il master entro la fine dell’anno. A settembre con Francesco inizieremo a mettere giù le stesure e gli arrangiamenti dei nuovi brani per i Black Roses, nella speranza di dare prima o poi un seguito a “Unleashed Dogs”, le idee e la voglia non ci mancano; spero che “Unleashed Dogs” riesca ad avere un discreto riscontro, perché credo molto in questo progetto e perché sarebbe di conseguenza più semplice riuscire a dargli un successore, visto che già diversi pezzi sono in cantiere.

Situazione concerti e date live. Avete qualche proposta concreta per qualche show futuro?

Al momento siamo in attesa di vedere se tutta una serie di chiacchiere e contatti si possono concretizzare in qualcosa di tangibile; abbiamo molta carne al fuoco ma nessuna certezza, magari con qualche buon riscontro sul CD qualcosa si muove anche da questo punto di vista.

E per terminare, un tuo pensiero per chiudere degnamente questa chiacchierata.

E’ stato un piacere, spero di non essere stato troppo prolisso, ma la sintesi non rientra fra le mie virtù principali … Per il resto che dire, mi piacerebbe se qualcuno fra i lettori di TrueMetal si incuriosisse e si soffermasse ad ascoltare i sample o i brani del nostro CD e mi farebbe anche piacere ricevere le loro impressioni (se poi qualcuno compra anche il CD ancora meglio, eh eh eh). Noi l’abbiamo fatto con passione e ce l’abbiamo messa tutta e vorremmo portare il nostro contributo per dimostrare che anche in Italia abbiamo tante band valide che fanno musica come (e a volte meglio) certi blasonati gruppi stranieri e che meritano tutto il nostro supporto per poter emergere.

Che dire, ti ringrazio di nuovo Max, è stato un piacere come sempre. Ci vediamo appena possibile, magari live! Ciao!!!!

Ciao Fabio, il piacere è stato mio. Ci conto!!!
Rock ON
Intervista a cura di Fabio Vellata

Hardnheavy.org - Gennaio 2008

Black Rose - A volte ritornano

I bolognesi Black Rose sono stati una scoperta molto interessante per il sottoscritto, non solo perché nel mio personale girovagare all’interno dell’underground di casa nostra, non mi ero mai imbattuto nella formazione emiliana, ma anche, e soprattutto oserei dire, perché il loro personale approccio musicale così moderatamente old style, mi ha veramente impressionato positivamente.
Non a caso, nel proprio debutto ufficiale sulla lunga distanza da titolo quanto mai esplicativo di “The return of the Black Rose”, la formazione nostrana, riesce nel non facile compito di farci rivivere quelle atmosfere proprie di produzioni old fashioned e marcatamente seventies, riuscendo ad amalgamare influenze che arrivano in modo molto naturale da un certo background che unisce in un unico tessuto musicale locuzioni che vanno dai primi Deep Purple dell’era Mark II, non a caso il cielo porpora della cover del loro disco la dice lunga su questo escamotage, Led Zeppelin, Rainbow e Urriah Heep, il tutto naturalmente filtrato da un’ottica anche abbastanza personale che rende le composizioni dei nostri molto piacevoli e, perché no, anche molto accattivanti.
Sarà il cantante della band Max Gazzoni il nostro interlocutore principale che ci condurrà per mano all’interno dei meandri che si nascondo dietro la pubblicazione del disco di debutto dei black Rose cercando di svelarci tutto, ma proprio tutto, sul passato, sul presente e sul futuro della band emiliana, perciò come al solito, occhi ed orecchie ben aperte, mi raccomando….

Ciao Max e benvenuto su Hard 'n'Heavy, come prima domanda vorrei chiederti se puoi fare un breve escursus sulla carriera dei tuoi Black Rose, delineando, se puoi, le tappe che vi hanno portato alla realizzazione del vostro debut demo.

Prima di tutto ti ringrazio per l’ospitalità e lo spazio concesso.
Lascio da parte tutte le esperienze musicali importanti a cui ho preso parte a partire dai primi anni 90 fino ad oggi perché fanno parte di un’altra storia; a partire dal 2000 io e Francesco facevamo parte di una cover band di nome Back Beat; diversi problemi hanno portato il gruppo a sciogliersi alla fine del 2003. A quel punto io e Francesco, vista l’affinità umana e artistica che ci lega, abbiamo deciso di continuare a suonare assieme ed abbiamo coinvolto nel progetto due amici di vecchia data: Andrea e Roberto.
Inizialmente abbiamo assemblato un repertorio classico da cover band, poi nel 2005 ho sentito la necessità di realizzare qualcosa di “nostro” soprattutto perché sentivo che l’alchimia del gruppo era quella giusta per provare a realizzare qualcosa di inedito. Così ho proposto ai ragazzi una serie di brani da me scritti nel corso degli anni.

Toglimi subito una curiosità, ma dobbiamo considerare i Black Rose come un semplice progetto musicale, o come una band con una sua identità ben predefinità?

Siamo una band con una sua identità ben precisa, composta da quattro personaggi che prima di tutto vanno d’accordo fra di loro e dove ognuno porta il proprio contributo alla causa.

Adesso lascia che ti faccia i complimenti per il vostro primo album che trovo molto ma molto professionale, anche perché credo che a livello puramente strutturale, abbiate compiuto un grosso lavoro anche a livello di arrangiamenti, quanto tempo avete dedicato al nuovo lavoro fra stesura dei brani e conseguente registrazione?

Innanzi tutto grazie per i complimenti. Come dicevo in precedenza i brani erano già scritti, per cui il grosso del lavoro è stato fatto in fase di arrangiamento e registrazione. Inoltre tutti eravamo alla “prima volta” per quanto riguarda le fasi di produzione e missaggio (e qui mi permetto di ringraziare pubblicamente i nostri cari amici Alberto Bergonzoni e Roberto Priori per i consigli e l’aiuto che ci hanno dato). Aggiungendoci il fatto che fra famiglie e lavoro siamo tutti e quattro piuttosto impegnati e che purtroppo i giorni sono solo di 24 ore, alla fine ci abbiamo messo circa un anno e mezzo per dare alla luce il prodotto finito.

Quindi, quanti sacrifici e non solo economici vi è costato portare a termine un'operazione di queste proporzioni?

Diversi, ma tutti affrontati con piacere, visto che la “creatura” che stava nascendo prometteva bene e questo ci ha fatto superare anche i momenti meno brillanti.

Con il senno del poi come giudichi il vostro lavoro? Cambieresti qualcosa, o pensi che, nel bene o nel male, possa rappresentare al meglio il vero volto della band?

Fare tutto da soli senza appoggi o aiuti esterni ha i suoi pro e i suoi contro. In ogni caso, sono (e siamo) più che soddisfatti della riuscita del disco perché questa è la fotografia esatta di come eravamo un anno fa; certo non è “perfetto”, ma abbiamo preferito dare maggiore risalto al “gusto”, al calore ed alla spontaneità, forse perché la mia “scuola” è quella.
Quindi cambierei poco o nulla, anche se credo sia naturale che, riascoltando il disco a distanza di tempo, ti vengano in mente altre idee su alcuni passaggi o arrangiamenti … credo che se andassimo a registrare questi brani oggi probabilmente il risultato sarebbe diverso perché siamo diversi anche noi; magari quando sarò a corto di idee registreremo di nuovo alcuni brani.

Infatti ascoltando i brani del disco, credo che abbiate dato tutto di voi stessi, mettendo in risalto una buona maturità stilistica che ha premiato la vostra caparbietà e il vostro amore per certe sonorità puramente AOR, ti trovi d'accordo con me?

Sì, concordo e vorrei sottolineare ed elogiare pubblicamente il lavoro svolto dai ragazzi, perché tutti hanno dato il massimo: Francesco è una fucina inesauribile di idee in fase di arrangiamento e riesce sempre a trovare l’idea giusta affinché salti fuori “il centesimo mancante per fare 1 euro”, Roberto si adatta ad ogni situazione e ad ogni brano gli venga sottoposto da suonare e Andrea ha delle intuizioni fantastiche in quanto a “gusto” nelle parti di chitarra.

Un disco che richiama alla mente le sonorità frizzanti di band provenienti dai magici anni settanta come Whitesnake, Deep Purple o i maestri Rainbow, ti ritrovi in questi paragoni illustri? E se non è troppo, quali pensi siano state le band che hanno influenzato i Black Rose in tutti questi anni?

Essere accostati anche solo stilisticamente a certi gruppi è da pelle d’oca. Credo che tutta la musica che ognuno di noi quattro ama di più finisca per influenzare la musica dei Black Rose, fino a creare qualcosa che ovviamente finisce per avere molti “richiami storici”, ma conservando (credo e spero) una propria originalità.
Ad esempio, il mio songwriting è molto “seventies” e tendente all’Hard Rock classico senza disdegnare escursioni Blues e acustiche, mentre il modo di suonare di Andrea è molto “ottantiano” e più orientato al metal classico di Maiden e Judas: questo fatto contribuisce a creare una miscela, a mio modo di vedere, perfetta per i nostri brani.
A livello personale le influenze maggiori sono dettate dalla musica che più amo: Led Zeppelin, Deep Purple, Whitesnake, Thin Lizzy, Pink Floyd, Glenn Hughes e (udite udite) Neil Young.

Scusami se posso sembrarti invadente, ma che generi di argomenti trattano le vostre liriche? Ti andrebbe di fare un breve excursus sui vari brani del disco?

Le liriche che scrivo non seguono un filone o un genere determinato. Quello che voglio fare quando scrivo il testo di una canzone non è mandare messaggi, bensì esprimere un sentimento o un pensiero e condividerlo con chi ascolta, cercando di essere il meno banale possibile.
“Billy” ad esempio è un semplice omaggio a William Bonney, essendo un appassionato di West (ma soprattutto di indiani d’America ed infatti un brano che dovrebbe apparire nel nostro prossimo lavoro è totalmente dedicato a loro); “People Say” è una riflessione su come sia difficile portare avanti le proprie idee se queste cozzano con il pensiero maggioritario delle persone, che finiscono con etichettarti come sognatore o addirittura come pazzo; “Bad News” parla della voglia di emergere facendo del Rock and Roll; “Ride To The Sun” cerca di dire che nonostante i momenti bui e i sogni infranti, il sole continua a sorgere ogni mattina, che il passato è passato ed è inutile rimuginarci sopra.
“Streets” parla delle strade e delle ombre che le popolano; possono essere piene di gente, di colori e pulite, mentre altre volte possono essere vuote, nebbiose e polverose. Un po’ come la vita, l’importante è non avere paura di farsi “portare in giro” dal proprio cuore anche se si deve percorrere fino in fondo un vicolo poco illuminato e in cui le ombre si muovono stancamente; “Unleashed Dogs”: a volte si vorrebbe avere la capacità di vivere più tranquillamente, soprattutto quando le cose vanno male, ma l’istinto alla fine vince sempre e ci porta a rischiare.
“Dreams” racconta di quanto l’egoismo e la presunzione facciano perdere il senso della realtà e di come sia comodo vivere di illusioni piuttosto che affrontare i problemi; “Far Away” affronta le difficoltà di esternare ed esprimere i propri reali sentimenti verso un’altra persona; in “Where Do I Go?” mi chiedo dove sto andando e se mai riuscirò a raggiungere tutti i miei obiettivi perché il tempo passa troppo velocemente; “Never Fall In Love Again” parla del dolore che si prova quando si perde qualcuno che si è amato molto, chiedendosi se, a conti fatti, non sia meno doloroso riuscire a non innamorarsi più.

Come nasce di solito un classico brano dei Black Rose, chi ha l'onore o l'onere di dare lo start iniziale?

A livello compositivo il grosso del lavoro lo faccio io e presento agli altri i brani già strutturati per quanto riguarda armonia, melodia e testo. A questo punto ognuno porta il proprio contributo di idee alla stesura finale e all’arrangiamento del brano.

Ok, se non sbaglio il disco è fuori da qualche tempo oramai, ti va di tirare qualche piccola somma?

Siamo partiti con il presupposto di realizzare qualcosa soprattutto per noi, anche perché essendo un’autoproduzione il budget a disposizione non era proprio esaltante … quindi anche in fase di stampa abbiamo “volato basso”, in quanto, non avendo alcun tipo di management, sinceramente non sapevamo dove saremmo potuti arrivare e non ci siamo creati nessun tipo di aspettativa. Poi sono uscite delle buone recensioni su diverse web-zine (tra cui la vostra) sia del CD sia delle nostre esibizioni di supporto a Soul Doctor e Moonstone Project, ed attualmente sono in attesa di sapere se un’etichetta (di cui non faccio il nome per scaramanzia) è interessata alla stampa e alla distribuzione del disco (anche perché delle copie stampate da noi ne sono rimaste poche).
Per natura sono un pessimo venditore di me stesso e non mi piace chiedere più di un paio di volte la stessa cosa alle persone, per cui a volte finisco per lasciare correre la cosa perché mi sembra di perdere tempo; quindi gli unici rammarichi, se così si può dire e senza nessuna polemica, sono per il fatto di non avere un management perché ci aiuterebbe molto e di non sapere che fine hanno fatto le copie che, nelle intenzioni di chi si era proposto come tramite, avrebbero dovuto essere recensite sulla stampa così detta “ufficiale”. Per fortuna ci sono siti come il vostro, costituiti da persone che ci mettono tempo, fatica e cuore, spinte unicamente dalla passione, e che danno una grossa mano alla nostra musica, specialmente quella così detta “underground”.
Tutto sommato, però, siccome non abbiamo mai perso di vista il punto di partenza iniziale, sono più che soddisfatto di come sono andate e di come stanno andando le cose per i Black Rose.

Da qualche anno a questa parte, la scena heavy metal italiana è un calderone oramai saturo di ottime band provenienti da diverse estrazioni musicali, dammi tre buoni motivi per cui un fruitore medio di heavy metal debba avvicinarsi alla musica dei Black Rose.

Domanda difficile, visto quanto soggettivo è il gusto di ogni persona “pensante” … quello che posso dire è che mi auguro che ascoltando la nostra musica si percepiscano la passione e l’amore che ci abbiamo messo a realizzarla. Inoltre credo che sia un disco nel suo insieme abbastanza variegato che si faccia ascoltare volentieri.

Quanto è difficile essere una band di hard rock melodico in un Paese come l'Italia dove a farla da "padrone" sono sempre e comunque i generi più duri del versante rock?

E’ dura perché magari vorresti suonare di più o avere più spazio, ma non essere più di “primo pelo” ci aiuta ad affrontare le cose con il giusto spirito. Noi siamo partiti con il presupposto di fare un CD soprattutto per noi, per fissare un periodo della nostra vita; per cui tutto quello in più che ci arriva o che ci succede è guadagnato. L’importante è sapere che chi ci segue, pochi o tanti che siano, apprezzino sinceramente quello che facciamo.

Nonostante tutto e tutti di band valide in giro per la penisola se ne vedono, sto pensando ai Bad Ambition, Monkey Business o i grandiosi Edge of Forever, conosci qualcuna delle realtà da me nominate?

Conosco gli Edge Of Forever, veramente ottimi (tra l’altro colgo l’occasione per mandare un caro saluto ad Alessandro Del Vecchio, grande tastierista e persona squisita conosciuta durante il tour di Moonstone Project), ed ammetto di conoscere Bad Ambition e Monkey Business solo di nome, ma concordo: di band valide me ne vengono in mente tante e tutte meritevoli di attenzione perché dietro ad un gruppo ci sono sempre passione, fatica e sacrifici. Specialmente in un genere non di consumo come il nostro.

Avete delle possibilità per suonare dal vivo? Puoi spiegare ai nostri lettori che non hanno avuto la possibilità di vedervi in un vostro concerto, come si snoda una vostra classica serata live?

Un po’ per mancanza di management, un po’ per pigrizia nostra ed un po’ perché a Bologna (nonostante la fama di cui gode) i locali dove fare un certo tipo di musica non è che siano tantissimi, ultimamente non suoniamo spessissimo. Però, fra una data e l’altra, ci siamo tolti la grossa soddisfazione di fare da apertura ad una data del Tour 2006 dei Soul Doctor e di aprire alla data bolognese dei Moonstone Project che per il Tour 2007 erano accompagnati da quella leggenda vivente di Glenn Hughes.
In ogni caso una nostra tipica scaletta è composta (a seconda del tempo a nostra disposizione) da brani nostri intercalati da classici quali ad esempio “Green Manalishi”, “Highway Star”, “Burn”, “Remember Tomorrow”, “War Pigs”, “Looking For Love”, “Fool For Your Loving”, eccetera.

Cosa c'è nel futuro prossimo della band? Non dirmi che per un nuovo disco dovremmo aspettare ancora tanto tempo?

Spero proprio di no! Attualmente stiamo lavorando sui brani che andranno a comporre il prossimo disco; non ci stiamo facendo fretta, nel senso che non ci siamo dati delle scadenze, ma contiamo di iniziare a registrare entro l’estate, con la speranza di avere il disco pronto per la fine dell’anno.
Nel frattempo mi piacerebbe riuscire finalmente a finire il mio disco solista, scritto a due mani con Alberto Bergonzoni (il chitarrista de Gli Atroci), perché ormai ci sto lavorando da troppo tempo!

Ok, siamo alla fine, puoi fare un saluto ai nostri lettori?

E’ stato un piacere fare quattro chiacchiere con te e grazie per lo spazio che ci hai dedicato. Un caro saluto a voi e a tutti i lettori di Hard’n’Heavy!
Poi, se vi va, fate un salto sul nostro sito (www.blackroseband.com o sulla nostra pagina MySpace www.myspace.com/maxgazzoni ), ascoltate i samples dei brani e scriveteci, ci farebbe piacere conoscere le vostre opinioni. A presto e ROCK ON!

Intervista a cura di Beppe Diana

Entrateparallele.it - Aprile 2007

Prendete un chitarrista della provincia di Bologna alla soglia degli -anta (il riferimento all’età è doveroso non perché si vuole infierire, ma perché quando parla degli anni passati lo può fare perché lui c’era, noi no), mettetelo un sabato sera nebbioso qualunque davanti a un paio di drink tranquilli in un qualsiasi locale dove in sottofondo ci siano un misto di Scorpions e Guns and Roses, ed avrete l’atmosfera nella quale si è consumata l’intervista a Max Gazzoni, mente poliderica dei Black Rose e di molti altri progetti musicali, esponente di Bologna Rock City e persona estremamente garbata e precisa.

Partiamo dalle origini: a che età e perché hai iniziato a suonare?

Ho sempre amato tantissimo la musica e ho iniziato a suonare la chitarra verso i 16 anni, poi per gioco ho iniziato a scrivere qualcosa e a cantarci sopra, ed ho quindi cambiato strumento. I primi passi come cantante li ho mossi negli anni ’90, mentre con la chitarra ho iniziato come autodidatta alla fine degli anni ’80, appena ho avuto i soldi per comprare una chitarra e andare a lezione. Ho iniziato a strimpellare, suonare, e da lì è stata la fine, perché la musica è diventata una costante della mia vita; poi iniziando a cantare sono nati e morti mille progetti, con alcune costanti come i Chroma con cui suono dal ’94 e che sono compagni di viaggio ormai da tanti anni. Nonostante ormai il mio ruolo sia principalmente quello di cantante, ogni tanto, mi piace riprendere fuori la chitarra, specialmente quella acustica, e farci qualcosa.
I Chroma, per la cronaca, sono un gruppo storico di Bologna, che esiste da 20 anni, in cui suonano Alberto Bergonzoni (chitarra) e Claudio Venturi (batteria), che sono le menti di un altro gruppo: Gli Atroci. In passato abbiamo fatto qualche demo, una marea di concerti, e ufficialmente siamo ancora attivi, e prima o poi torneremo fuori.

Potresti dirci qualche altro progetto a cui hai partecipato?

Tra i progetti principali, mi piace ricordare l’esperienza con Gli Atroci, dove ero uno dei coristi. Ricordo con molto piacere una tribute band che avevamo con Max Festa e Piero dei Perfect Strangers (tribute band dei Deep Purple, ndr), un misto di Whitesnake, Deep Purple e cose varie, e infine i Black Rose, perché sono una delle creature che sento essere più mie. Inizialmente ero entrato in un gruppo insieme a Francesco, batterista dei Black Rose, poi a un certo punto il gruppo si è sciolto e ci siamo detti: “Perché smettere di suonare?”, così abbiamo coinvolto altri due amici, Andrea alla chitarra e Roberto al basso, e da questa fusione è nato tutto quello che sta venendo fuori ora.
Parallelamente ho contribuito a formare i Fire & Water assieme ai musicisti de Gli Atroci.

Attualmente sto anche lavorando ad un progetto solista assieme ad Alberto Bergonzoni, i lavori procedono, ma non so fare previsioni sulla sua release … diciamo che sarà pronto quando a “lui” andrà tutto bene….

Quindi, sei nato come chitarrista, ma suoni anche qualche altro strumento?

Oltre alla chitarra ho studiato anche teoria musicale. Per comporre e per fare melodie, mi appoggio anche sulla tastiera, perché la trovo più agevole della chitarra da questo punto di vista, anche se sono ben lontano dal poter dire di saperla suonare.

Per quanto riguarda invece l’album dei Black Rose, come sta andando? Che riscontri hai avuto da parte del pubblico e da parte di chi l’ha ascoltato? Sono state pubblicate altre recensioni?

E’ stata pubblicata una recensione su Slamrocks, che parla del nostro CD in modo positivo. Anche la manager dei Soul Doctor si è complimentata con noi dopo aver sentito le nostre canzoni. Abbiamo conosciuto i Soul Doctor nel backstage (nella data di Bologna il 9 dicembre 2006, ndr), e in quell’occasione abbiamo scoperto che non tutte le rockstar se la tirano, nel loro caso non è assolutamente vero, in quella serata, per le difficoltà che ci sono state, loro sono stati dei veri professionisti e delle persone molto disponibili. Per quanto riguarda il riscontro da parte del pubblico, è più che positivo, anche se per alcuni problemi abbiamo dovuto rallentare un po’ la distribuzione. Abbiamo cercato di dare maggior risalto al “gusto”, anche se è normale come per ogni cosa, che il fattore gusto sia soggettivo, ed è normale che di fronte ad una canzone le opinioni siano le più disparate.

C’è un modello a cui ti sei ispirato, o a cui ti ispiri tuttora, nel momento in cui suoni, canti o componi, e perché? Immagino ad esempio che tu faccia riferimento a David Coverdale.

Ho una serie di modelli e influenze. Inizialmente, essendo un chitarrista, il mio idolo era Michael Schenker, anche se i primi due chitarristi che ho amato sono stati Jimmy Page e David Gilmour, non tanto per la bravura tecnica ma per il feeling che esprimono suonando. David Coverdale (come influenza) è venuto fuori un po’ dopo. Personalmente nel fare musica, una cosa che cerco di fare risaltare è proprio la ricerca del feeling. A volte si tende a cercare troppo la perfezione, e si corre il rischio di fare dei bei pezzi, suonati bene, ma freddi; per carità, siamo liberi di fare quello che ci sembra giusto, però ascoltare un po’ di più i vecchi classici, ascoltare le poche note e, perché no, anche le imperfezioni che ci sono, aiuta. Per la magia, il gusto che c’è in certi fraseggi…non so, tu ascolti un chitarrista, ti fa ottomila note, però dopo un po’, non ti trasmette sensazioni che altri, magari con meno tecnica, riescono a farti sentire con tre note. Poi è chiaro che erano altri tempi, e gli anni ’70 rimangono secondo me una pagina irripetibile per la musica. E il mio pensiero di “fare musica” è nel nostro CD, perché è tutto, fuorché perfetto. E nemmeno ha la pretesa di esserlo. Ci sarebbe anche da raccontare come è nato, perché è stata una mezza odissea; e poi è normale che, facendo tutto da soli e non avendo nessuno che ti segue alle spalle, alcune cose tu da solo finisci per non notarle; quindi nel fare il CD abbiamo preferito dare maggiore risalto al gusto piuttosto che al tecnicismo fine a se stesso. Per musica io intendo cuore, non deve essere soltanto una dimostrazione tecnica. È chiaro che adesso, se non hai un minimo di tecnica, non vai da nessuna parte, però se hai delle idee… e qui mi viene in mente una delle mie principali influenze a livello chitarristico e compositivo e che corrisponde a quel genio di Neil Young.

Musicalmente sono “onnivoro” e mi piace ascoltare di tutto, dai Dream Theater agli AC/DC … però se ho voglia di emozioni, tiro fuori qualche vecchio classico.

Quindi secondo te, nella musica di oggi, non c’è nessuno che raggiunge non dico gli stessi livelli dell’epoca, ma che comunque ha lo stesso modo di ragionare, lo stesso modo di fare le cose più come passione che come sfoggio di tecnica, o c’è ancora qualcuno che agisce così?

Di gente brava e che produce ottimi dischi ce n’è parecchia., in giro… magari mancano un po’ le idee, anche perché ormai è stato già fatto tutto e il contrario di tutto. Ad esempio, amo molto i Ten, che non fanno nulla di nuovo, però quello che fanno lo fanno bene, e si sente che lo fanno con passione e ti arrivano al cuore, quindi è un bene! A volte per dimostrare quanto si è bravi, si perdono di vista altri aspetti, anche se credo che in parecchi casi sia frutto di precise (e rispettabili) scelte artistiche. Credo anche che dipenda da certe logiche di mercato, d’altra parte viviamo in un mondo che privilegia l’apparire rispetto all’essere. Tornando alla domanda, un altro gruppo che ultimamente mi emoziona veramente tanto sono i Pride Of Lions, l’ultimo live è qualcosa di spettacolare. Ma dei gruppi da “isola deserta”, il più recente che mi viene in mente sono i Savatage.

E invece nella zona di Bologna c’è qualche gruppo che stimi particolarmente?

A parte gli Atroci, che non posso non citare perché ci sono troppi vincoli affettivi, ammiro molto i gruppi storici. Stimo e rispetto molte persone; mi vengono in mente i Crying Steel, i Markonee, i Rain, perché sono la storia di Bologna che resiste da anni, e poi ci sono tanti altri gruppi, meno conosciuti e che meriterebbero maggior fortuna.

A livello di scena, secondo te Bologna è cambiata, diciamo all’incirca negli ultimi 10-15 anni, e se sì, è cambiata in meglio o in peggio, o è rimasta uguale? Si sta evolvendo o sta tornando indietro?

Bologna secondo me si sta risvegliando dal punto di vista della creatività musicale e, a parte noi, stanno nascendo progetti di musica originale, mentre gli ultimi dieci anni sono stati mortalmente minati dalle cover band, intendo soprattutto come spazi concessi a chi vuole suonare. Il problema di Bologna è che ogni tanto pecca un po’ di lassismo, forse, o più che lassismo, di immobilismo. Tanta gente dice che sarebbe ora di fare cose nuove a Bologna, poi c’è qualcuno che si sbatte per organizzare, e trovi serate con gruppi che meritano ma non c’è nessuno. È brutto, perché comunque Bologna ha veramente un potenziale grandissimo.
Se andiamo indietro anche negli anni ’80, con gruppi storici che hanno un nome a livello nazionale, troviamo i Danger Zone, che sono nostri, i Crying Steel, che sono sempre nostri; basterebbe magari anche un po’ più di collaborazione tra i gruppi, ma che viene a mancare e che spesso avverto, perché chiaramente la pagnotta è piccola e tutti ne vogliono una fetta.

Ok, tornando invece adesso a parlare dell’album, qual è la tua canzone preferita e perché?

Ne potrei citare due. Una preferita a livello di canzone, e un’altra è preferita per come è venuta.
La preferita a livello di canzone è indubbiamente “Far Away”. È una canzone a cui sono molto legato, non ti so neanche dire perché; nata come un’ipotetica dichiarazione d’amore a una donna ideale, che come sappiamo non esiste, per cui fin da quando l’ho scritta ha sempre avuto un ruolo particolare. Invece quella che mi ha stupito di più per come è venuta è “Never Fall In Love Again”, non tanto per il significato della canzone, che è abbastanza immaginabile, ma per come si è sviluppata, sia a livello strumentale che a livello vocale; è venuta con un calore particolare, con molto feeling, sia interpretativo che strumentale; è proprio calda, rispetta in pieno quello che per me è il fare musica, fare qualcosa prima di tutto con il cuore, perché chi ascolta deve “sentire” che quello è un pezzo di noi, che è stato fatto per e con passione, prima di tutto. Non so dirti bene il motivo per cui cito queste due, perché comunque tutte le canzoni che scrivo sono mie figlie, quindi tutte sono più o meno allo stesso livello, anche perché quelle che non mi piacciono vengono prontamente cestinate.

E invece, parlando in generale della tua attività live, quando tu sei sul palco, quali sono le cose più importanti per te?

Noi usiamo uno strumento che è troppo vincolato da mille fattori esterni. Però per fortuna lo studio dello strumento ci aiuta in questo senso, per cui un piccolo malanno si riesce a sopportare bene. Quando sono sul palco penso che mi sto divertendo, non lo faccio per soldi, ma perché mi diverto. Se riesco a far divertire anche voi che siete giù dal palco, ho raggiunto il mio obiettivo. Se invece la gente non si diverte, anche se quella è la sera che ho dato il meglio, per me è una serata da scartare. Quando sei lì, sì lo fai per te, ma lo fai soprattutto per chi ti ascolta, quindi è importante che si senta l’amore per quello che stiamo facendo. Poi è umano sbagliare, ma penso che sia così in ogni cosa della vita.

Hai dei trucchi per curare la voce? Fai degli esercizi particolari prima di un concerto?

I trucchi sono quelli di tenere sempre la voce allenata, quindi non stare mai tanti giorni senza cantare. Cerco sempre di non prendere freddo, evito i superalcolici; acqua e basta quando devo cantare, e benedico, pur essendo un fumatore, la legge anti fumo nei locali, perché è stato un vero toccasana. Anche quando si poteva fumare, non ho mai fumato mentre cantavo, perché comunque dà noia, e quando i locali erano pieni di fumo dava veramente fastidio.

Hai un tuo sogno nel cassetto a livello musicale che non hai ancora realizzato e che vorresti realizzare?

Aprire una serata per Glenn Hughes (e questo sogno si potrà realizzare …ndr). Mi piacerebbe anche trovare qualcuno che decida di distribuire il CD in maniera seria, che mi dica che le canzoni sono belle e che le faccia suonare anche a qualcun altro; non è che ho velleità di fama o chissà cos’altro, però sicuramente trovare qualcuno che crede nelle mie canzoni mi piacerebbe. Un altro mia speranza sarebbe anche trovare qualcuno che ci faccia un po’ di booking, perché da soli diventa un secondo lavoro, a cui non riusciamo a stare dietro.

Se potessi trasformarti in un musicista di fama internazionale per un giorno, chi vorresti essere?

Coverdale, per il carisma. Lui ha avuto un dono incredibile in quella voce, e un carisma tale per cui, quando è sul palco, senza dire niente, con un sospiro nel microfono, fa tutto quello che deve fare. Tecnicamente mi piace Hughes, ed è il mio modello di studio, però Coverdale rimane il mio modello in fatto di espressività e di calore nella voce. Ed infatti ho un sacco di bootleg in video che vanno dai primi anni ai giorni nostri.

E questi sono poi i video che fai vedere a tuo figlio?

Non è che glieli faccio vedere io, sono quelli che vuole vedere lui! Tutto è nato un giorno in cui io comprai il DVD dei Deep Purple, “In Concert 72/73”; arrivo a casa e lo metto su. È arrivato il frugolino, che all’epoca aveva circa 2 anni, e da allora è nata la passione. Poi ho detto: vabè, sempre i Purple, no, devo alternare, e adesso diciamo che alterna i cartoni animati a Whitesnake, Purple, Kiss, e compagnia bella, e con mio sommo piacere l’altro giorno ha scoperto i Thin Lizzy. Poi, se a lui non piace una cosa, non gli piace, punto; infatti anche per i pezzi del CD è stato un critico molto ascoltato, per cui se un pezzo non gli piaceva, non si metteva. Il suo pezzo preferito è “Billy”.

Ok Max, ti ringrazio e ti lascio il saluto finale ai lettori di Entrateparallele.

Beh, a parte che fa piacere se fate un salto ad ascoltare i sample e lasciate i vostri commenti, belli o brutti non ha importanza…la musica è una delle cose più belle della vita, per cui bisogna sostenerla in tutti i modi, che può essere andando ai concerti, comprando CD, ma anche mandando dei messaggi a gente che si fa il mazzo a creare musica propria e magari non ha i mezzi per farla conoscere. Spesso mi rendo conto che può esser frustrante, crei, inventi, componi e non vai da nessuna parte. Io personalmente ho raggiunto un equilibrio, nel senso che il CD l’abbiamo fatto principalmente per noi stessi, e quella comunque è una spinta che ti aiuta a farlo bene, però ti aiuta a farlo anche più rilassato, perché comunque non ti aspetti nulla. Tutto quello che arriva dopo è guadagnato. L’augurio alle band giovani è quello di non arrendersi, perché comunque la musica si fa principalmente per noi stessi, poi viene tutto il resto. Nel momento in cui mi renderò conto che fare musica sarà un peso, vorrà dire che sarà il momento di smettere, ma non credo che succederà mai. Mi piace sempre citare una frase di un noto attore che diceva: “Il giorno in cui salirò sul palco e non sentirò più mal di stomaco, vorrà dire che è giunta l’ora di smettere”. Io ho il voltastomaco tutte le volte che vado su un palco, per cui devo dire che è un buon segno.

Intervista a cura di Anna Minguzzi

Informazionemetal.blogspot.com - Ottobre 2009

BLACK ROSES - Unleashed Dogs

Amate l'hard rock? Allora la musica dei Black Roses fa assolutamente per voi. "Unleashed Dogs" è gran bel disco, suonato in modo egregio da un insieme di musicisti ben dotati da un punto di vista puramente tecnico e composto da canzoni fresche, dinamiche, che si lasciano ascoltare con grandissimo piacere, consentendo all'ascoltatore di lasciarsi andare tra le note che fuoriescono dagli strumenti di questa band proveniente da Bologna.

Le influenze principali, sono riconducibili a band come Deep Purple, Scorpions, Whitesnake e Rainbow, ma anche al sound più graffiante dei Guns N' Roses ed allo stile melodico del Bon Jovi degli esordi, con una conseguente strizzata d'occhio in più frangenti ad un classico hard rock di stampo americano. A prescindere dalle influenze, i Black Roses hanno una fortissima personalità ed anche se non scoprono nulla di nuovo, piace di loro l'abilità nel trasmettere nelle proprie canzoni, la passione e l'amore per quello che suonano, una componente che rende questo disco maggiormente prezioso.

Determinante inoltre per la buona riuscita di questo eccellente "Unleashed Dogs", è senza alcuna ombra di dubbio la produzione affidata ad Alessandro Del Vecchio, che nel disco si occupa anche dei cori e delle tastiere, donando il giusto colore ai brani. Ottima la prova di Max Gazzoni dietro al microfono, grazie alla sua voce versatile e vellutata, che si districa in modo fluido tra momenti grintosi e carismatici, come in momenti più passionali ed intensi. Il punto di forza dei Black Roses, sta proprio nell'abilità di suonare pezzi energici di puro rock come la title-track o la rocciosa Billy, come brani dalle forti emozioni come la conclusiva So Far Away, impossibile poi non farsi contagiare dalla coinvolgente Bad News e lasciarsi andare ai ricordi più intimi con l'ispirata Never Fall, dove la poesia si trasforma in musica elegante e raffinata. Bene anche le chitarre di Andra Lenzi, tecnicamente di notevole qualità e spessore artistico, altrettanto egregia la prova della sezione ritmica affidata al bassista Roberto Venturi ed al batterista Francesco Paonessa, abili a muoversi in perfetta sinergia su sincronismi impeccabili.

Se quindi avete voglia di ascoltare del buon hard rock, dotato di tecnica, qualità e passione, "Unleashed Dogs" contiene tutte queste componenti e vi farà sicuramente impazzire.

VOTO 7/10

Maurizio Mazzarella